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Le Cronache del Golem
{rivalate da Syrial alle stirpi presenti alla rivelazione}

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Queste cronache vengono da un altro popolo, che viveva in regioni limitrofe a quello Ethengariano. Offre pertanto un punto di vista che a volte coincide ed a volte si discosta da quanto gli Ethengariani conoscono. Ma si sa che nella storia passata e` difficile stabilire gli esatti contorni di quanto accadde. Ve la narro come a me e` stata narrata:

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[Incompleto] L`appello del Golem nel sacro giorno di Nogroz
<La pergamena è stesa in tre lingue diverse, ognuna nel rispettivo alfabeto: Sahwita, Ethengariano e Comune. La grafia è chiara ed elegante. Per adesso l`unica stesura completa è quella in lingua Sahwita, mentre le versioni in lingua Ethengariana e Comune si presentano incomplete e ferme al termine del capitolo I. in attesa che venga terminata la loro traduzione e trascrizione.>

Hamazor Hama Ashobed,

Stirpi di Ethengar,
Figli della Diaspora,
Cugini d`Occidente,

Prego affinché possa l`Infinita Sapienza di ZURVAN illuminare la mia Anima durante questo sacro Nogroz, il primo giorno dell`Anno Nuovo, ricorrenza gioiosa che fa sfondo a una realtà tragica; questo affinché la mia mano possa metta per iscritto su pergamena, e possa metterlo nel migliore dei modi possibili, il messaggio che la mia nobile Anima desidera comunicare alle, altrettanto nobili, Vostre.

Khosrau Parviz Darzada è il mio nome nella sua forma più breve; in queste terre, così lontane da quelle che hanno dato i natali a me, alle vostre madri e ai vostri padri, i più mi conoscono per quello che è il mio nome di battaglia: Golem Zhayed.

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Se vi chiamo Cugini piuttosto che Fratelli è perché non faccio parte del glorioso Popolo delle Stirpi, ma di un altro Popolo, i Sahwiti, che condivide con il vostro il luogo d`origine, i propri Avi e gran parte della propria Storia: discendiamo tutti dalla stessa Matriarca e dallo stesso Patriarca, e se identifichiamo i nostri Avi con i nostri Nonni, allora i nostri Genitori sono tra loro Fratelli, e quindi siamo tra noi Cugini.

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È mia intenzione ripercorrere in breve la vostra e la nostra Storia, poiché conoscerla e comprenderla è fondamentale per rendervi chiaro ciò che io, Khosrau Parviz Darzada, sono chiamato a dirvi.>>

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I.
La Storia separò il destino dei nostri Popoli come una forbice che recide in due il filo quando i vostri Avi decisero di abbandonare per primi le fredde steppe che li avevano generati per cercare la prosperità nelle più accoglienti terre del Sud, dove le fertili vallate bagnate dai fiumi e le calde coste del Golfo si alternano alle foreste, agli altipiani e alle montagne che donano agli Uomini la legna, il ferro, la pietra, mentre la steppa offre i suoi pascoli e il deserto un rifugio sicuro. Queste terre così generose delimitate dalle montagne impervie del Nord, dal grande deserto del Sud e dalle sconfinate steppe dell`Est, i vostri Avi le trovarono abitate da un altro Popolo che un tempo fu prospero, ma che quando essi giunsero trovarono in piena decadenza.

Le tribù dei vostri Avi, Uomini che la vita spietata nelle gelide steppe del Nord aveva reso forti, retti, tenaci e implacabili, combatterono quelle genti e nel volgere di pochi anni le sottomisero. I Re che guidarono i vostri Avi alla vittoria furono illuminati da Divina Saggezza; invece che schiacciare i vinti, gli Ethengariani si unirono a loro, dando vita a una Civiltà maestosa e prospera che riuniva in sé le fiere tradizioni di Ethengar al vasto sapere del Popolo che Ethengar aveva sottomesso.

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I destini di Ethengariani e Sahwiti, divisi dalle circostanze, tornarono ad intrecciarsi un secolo e mezzo dopo la migrazione degli Ethengariani nelle terre del Sud. Anche i Sahwiti migrarono in massa verso la terra che ormai prendeva il nome di Ethengar, e cercarono di sottrarla agli Ethengariani con la forza delle armi. I regni di Ethengar misero da parte le loro divergenze e unirono le proprie forze contro gli invasori provenienti da Nord. Furono combattute due grandi battaglie tra innumerevoli fatti di sangue e scaramucce; nella prima delle due battaglie la sorte arrise ai Sahwiti, ma la seconda battaglia, quella decisiva, vide Ethengar uscirne vincitrice. I Re dei Sahwiti compresero che non valeva più la pena continuare l`invasione di Ethengar, che nella migliore delle ipotesi avrebbe comportato decenni di guerre e un altissimo tributo di vite, e così decisero di spostarsi ad Est, verso le steppe, dove stabilirono la loro definitiva dimora.

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I secoli che seguirono videro i Regni di Ethengar combattersi di tanto in tanto coi Regni Sahwiti loro confinanti, ma in verità Ethengariani e Sahwiti si combattevano tra loro meno che tra loro stessi: per gran parte della loro Storia, Ethengaran e Sahwahikstan sono stati divisi in regni rivali impegnati in una moltitudine di lotte intestine volte ad affermare l`egemonia di una tribù o di un regno sugli altri. In questi secoli vi furono due periodi d`oro in cui Ethengar fu unita e si espanse verso Sud e verso Ovest conquistando le terre appartenenti ad altri popoli, ma entrambi gli Imperi crollarono assieme alle dinastie che li avevano fondati, e ad ogni crollo tornarono a regnare incontrastati il caos e le divisioni.

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Trent`anni dopo la caduta dell`ultimo Impero che l`aveva riunito, l`Ethengaran veniva scosso da una guerra civile che sembrava non avere fine, dove cinque fazioni si scontravano per reclamare il titolo di successori dell`Impero di Ethengar e di ripristinarlo sotto la loro rispettiva egemonia. E mentre gli Ethengariani erano impegnati in un interminabile scontro fratricida, le tribù dei Tazik, genti provenienti dalle lande desertiche a Sud-Ovest di Ethengar che erano state sottomesse ad essa fino al crollo dell`Impero, vennero unite da `Umar, un condottiero che si proclamò loro Khalifa, suprema guida temporale e spirituale.

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Una delle fazioni coinvolte nella guerra civile chiese l`aiuto militare ai Tazik per poter prevalere sulle altre, e questo fu l`inizio della catastrofe. Le armate dei Tazik, superati i valichi lasciati indifesi dagli scellerati che intendevano servirsi di loro, occuparono il loro regno senza colpo ferire e portarono il terrore nelle terre di Ethengar, conquistando gran parte del diviso Ethengaran sia con la forza delle armi che con quella delle trattative; si salvarono solo i territori montuosi dell`Ethengaran settentrionale e il deserto salato a ridosso delle terre dei Sahwiti, i quali sostennero i loro Cugini contro gli invasori. Purtroppo per i loro sventurati Cugini, i Sahwiti, pressati com`erano ad Oriente da altre genti loro nemiche ed essendo tra loro divisi come lo erano gli Ethengariani, pur sconfiggendo ripetutamente le armate nemiche che si avventurarono nei territori dell`Ethengaran rimasti ancora liberi, non poterono o forse non vollero offrire ai loro Cugini un sostegno militare tale da poter riconquistare le loro terre.

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Iniziò così uno dei periodi più oscuri per Ethengar, che per la prima volta nella sua Storia cadde sotto dominio straniero. Questo periodo di buio quasi due secoli, durante i quali gli Ethengariani, oppressi dalla tirannia di governanti avidi e corrotti e dalla spietata teocrazia di un clero fanatico, vennero gradualmente corrotti dalla meschinità di cui erano pregni i loro invasori; le loro anime, le loro menti e i loro cuori non appresero le poche qualità che avevano permesso ai loro invasori di prevalere, ma attinsero unicamente al peggio che questi potessero offrirgli e ne vennero avvelenati sin nel profondo. A loro volta, i Tazik non seppero prendere niente da Ethengar che non potesse essere depredato; la saggezza di Ethengar, la sua sapienza e le sue tradizioni vennero conservate dalle sue genti e disprezzate da chi le aveva assoggettate, poiché questi predoni dalle menti pigre riescono solo a provare un astio iroso verso tutto quello che non è di loro immediata comprensione.

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Secondo la Tradizione Sahwita, fu nell`arco di questi due interminabili secoli di tirannia che presero forma le tre anime di Ethengar: i Bianchi, coloro che difesero le loro terre dai barbari fino al martirio sì da permettere ai loro figli di rimanere liberi dalla tirannia; i Rossi, coloro che sotto il dominio dei barbari sacrificarono il profitto personale all`integrità morale ma che alla fine giunsero al compromesso necessario a salvarsi la vita; e i Neri, coloro che pur disprezzando i barbari scelsero di sacrificare la loro integrità morale al profitto personale, permettendo a questi di esercitare la tirannia per un tempo ben più lungo di quello che sarebbe stato se Ethengar si fosse immediatamente unita in rivolta al loro infame dominio.

I Tazik non riuscirono a rimanere così coesi in eterno; gli unici fattori che impedivano al loro Impero di disgregarsi in una serie interminabile di faide tribali erano l`autorità indiscussa dei loro Khalifa e le continue guerre contro una minaccia esterna. Venuto a mancare Khalifa Yusuf, la loro quinta guida militare e spirituale, non seppero trovare tra loro un successore degno del suo nome, e fu così che numerosi pretendenti, ciascuno dei quali sostenuto dalla propria tribù, si fecero avanti per reclamare quel titolo, dando inizio a una immane guerra fratricida della quale seppero approfittare i Popoli assoggettati alla loro infame dominazione.

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È alla fine di quest`epoca oscura che venne il tempo di Raven, le cui prima straordinarie e poi diaboliche gesta sono ben note a tutti coloro che fanno parte delle Stirpi. Era figlio di un nobile Ethengariano fatto assassinare dall`avido governatore dell`Ethengaran-e Ajam, il nome con cui i Tazik chiamavano la provincia centrale di Ethengar. Egli trovò rifugio nel Grande Deserto Salato, presso la tribù da cui proveniva sua madre. Qui le sue abilità e i suoi strabilianti poteri non solo mistici, ma anche magici ove la Magia era allora avversata nelle terre di Ethengar, gli permisero di conquistare il favore di queste genti sino a diventare il loro Re. Prima che la guerra civile divampasse tra i Tazik, Raven si preparò ad agire: organizzò un esercito modesto ma estremamente efficiente, mise su una rete capillare di spie all`interno dell`Impero nemico, strinse accordi segreti con molti nobili Ethengariani nelle terre sotto il dominio dei Tazik e utilizzò massicciamente gli Alastor per sbarazzarsi di quanti facessero il doppiogioco o fossero un ostacolo di pur minima rilevanza alla realizzazione dei suoi piani.

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Finalmente Ethengar si ribellò alla tirannia. Approfittando della guerra civile in corso, Raven uccise in un agguato il governatore della provincia dell`Ethengaran-e Ajam; messosi in testa al proprio esercito, invase la provincia e massacrò le forze Tazik ivi dislocate con l`aiuto delle forze dei nobili a lui fedeli, per poi marciare a Sud verso la costa del Golfo, dove vinse le armate dei Tazik in due grandi battaglie e distrusse i loro insediamenti prima di muoversi verso l`Ovest dell`Ethengaran, ancora in mani nemiche. I restanti nobili Ethengariani salirono sul carro del vincitore e unirono le proprie forze a quelle di Raven nella riconquista delle fertili terre bagnate dai tre fiumi. Qui ci fu una sola grande battaglia che vide i Tazik ancora una volta sconfitti, ma la riconquista di questa parte di Ethengar fu più lenta poiché i Tazik vi erano radicati più a fondo e vi possedevano numerose fortezze. Ciononostante, le loro forze, ora impegnate in una guerra intestina e prive di un condottiero capace, non furono in grado di opporre una vera resistenza: al tredicesimo mese dall`inizio della rivolta Raven raggiunse la capitale dei barbari sulla sponda opposta del Golfo, sconfisse le loro armate in una battaglia campale e pose l`assedio per terra e per mare: la città capitolò dopo un mese e Raven uccise con le proprie mani il neo-proclamato sesto Khalifa. Raven fece ritorno nell`Ethengaran per consolidare il proprio potere, lasciando che i Tazik finissero di distruggere da soli quello che era rimasto del loro Impero.

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Fu così che dopo tre secoli di divisione e di dominio straniero Ethengar venne finalmente riunita sotto la guida di Raven, il quale, dopo aver consolidato la sua posizione, espanse i domini dell`Impero verso Ovest e verso Sud come mai era stato fatto in precedenza. Sotto Shahanshah Raven, Ethengar raggiunse l`apice della sua estensione e della sua prosperità.

Ma qualcosa era cambiato, poiché i nobili di Ethengar, le cui anime erano state avvelenate dai costumi malevoli dei barbari, erano da tempo avvezzi alla perfidia e allo spergiuro. Se un tempo prestare giuramento equivaleva a dare la propria parola e donare la propria fedeltà fino alla morte – e infatti le guerre civili nei due precedenti Imperi di Ethengar furono guerre di successione che seguirono la morte naturale del sovrano – e se mentire era considerato uno dei peccati più gravi, adesso non era più così, poiché i barbari, infidi e mentitori per natura, avevano costretto quegli Ethengariani dall`animo concupiscibile, che pongono la brama e il benessere al di sopra dell`onore e del dovere, a diventare loro pari in questa ignobile arte.

 

Dopo neanche cinque anni di regno, Raven fu bersaglio di una congiura orchestrata da alcuni nobili Ethengariani e dal superstite clero del culto portato dai barbari: la congiura fallì e gli Alastor la soffocarono nel sangue, ma questo fece comprendere a Raven che non poteva permettersi alcuna remora morale, e lo fece giungere alla pragmatica conclusione che per conservare il proprio potere – condizione assolutamente necessaria a mantenere Ethengar grande e unita – era assolutamente necessario sfruttare i mezzi lasciati in eredità dai Tazik: l`inganno, l`omicidio e il terrore. Purtroppo la moderazione e il pragmatismo nello sfruttare questi mezzi cadde quando la follia prese le redini della mente di Raven negli ultimi decenni del suo regno.

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Mi mancano il tempo e lo spazio necessari ad elencare i meriti e le conquiste dei primi duecentocinquant`anni di regno di Raven, prima che la follia s`impossessasse della sua mente; mi limito solo a riconoscere che fu una grande epoca per Ethengar, nonostante egli fosse perennemente costretto ad usare la forza e l`inganno contro alcuni dei suoi stessi sudditi per mantenere saldo il suo trono. Sulla causa della sua follia, è opinione della Tradizione Sahwita che fu generata dalla sua vita prolungata in modo innaturale con la Magia, dall`incredibile sforzo mentale di gestire per così tanto tempo un Impero così vasto, dalla paranoia generata dal fatto che la sua posizione fosse costantemente minacciata da nemici interni ed esterni e infine dalla malsana assuefazione alla Magia, volta ad appagare una sete di potere sempre più grande.

 

Gli ultimi trentacinque anni del regno di Raven videro il manifestarsi dalla sua crescente follia, un insieme di megalomania e paranoia che lo indussero a spargere il terrore tra i suoi stessi sudditi. Gli ultimi venti anni furono funestati da una guerra dalle proporzioni immani che vide contrapposti l`Impero di Raven e i suoi alleati da un lato, buona parte del resto del mondo conosciuto dall`altro; tutti i Regni che temevano il minaccioso potere di Raven si riunirono in una coalizione militare alla quale Sahwiti vi si posero in testa, vedendosi ormai designati come futuro obiettivo dei piani di conquista di Raven.

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La guerra finì quando Raven, forse nel tentativo di ribaltare definitivamente le sorti della guerra, usò la magia per aprire un portale oscuro che avrebbe evocato una legione di creature infernali al suo servizio. Ma Raven sopravvalutò il proprio potere e non fu in grado di controllare l`orrore a cui aveva aperto le porte, che si riversò sulle terre di Ethengar e scatenò su di esse l`Inferno in Terra. Solo il sacrificio di Thea scongiurò il peggio, chiudendo il portale prima che la gran parte di quei terribili venti magici e di quegli esseri mostruosi potessero varcarlo. Esasperati da questa ennesima tragedia, i Cavalieri delle Lame e i nobili di Ethengar accettarono le condizioni di pace imposte dai Sahwiti, che vennero in soccorso ai loro Cugini ed evitarono ad Ethengar di soccombere combattendo non più contro di loro ma assieme a loro per liberare Ethengar dai mostri fuoriusciti dal portale, dai Tazik che premevano a Sud e dai Tur che premevano a Nord portando devastazioni paragonabili a quelle lasciate dalle creature degli Inferi. Tutti questi nemici furono infine sconfitti dall`unione delle Nostre forze, e la pace, raggiunta a un terribile prezzo, tornò infine a regnare in Ethengar. Niente di certo si conosce sulla fine di Raven: è opinione dei saggi che trovò la morte ma riuscì con un potentissimo sortilegio a legare propria anima ad alcuni artefatti, e che riesca a manifestarsi saltuariamente in questo Piano di Esistenza.

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Purtroppo le guerre e le catastrofi che devastarono l`Ethengaran spinsero un gran numero di Ethengariani ad abbandonarle e a disperdersi ai quattro angoli del pianeta, divisi nei rispettivi destini ma uniti dalla discendenza e dalla diaspora. Ed è proprio agli Ethengariani della diaspora che hanno trovato rifugio nelle terre di Lot che io, Khosrau Parviz Darzada, rivolgo il mio appello.
 

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